Dal settimanale "Il Sabato", articoli del biennio 1981-1983

 

 

 

Due vescovi a confronto sui fatti di Medjugorje. Un drammatico dibattito

 

Erano saliti lassù a fumare

 

Zanic, presule della diocesi, racconta le difficoltà. Gli ribatte Franic, primate della Dalmazia: «Una ragazza è come Bernardette». Una commissione internazionale?

 

Il vescovo di Mostar, monsignor Pavao Zanic, è un uomo, a detta di chi lo conosce bene, capace di grandi passioni, di forti sentimenti. Medjugorje è nella sua diocesi: a lui tocca discernere, aspettare, approvare, disapprovare. Una responsabilità da far tremare le vene e i polsi. A Zanic tremano, e non fa nulla per nasconderlo. Riusciamo a combinare un dibattito a due tra lui e l'arcivescovo di Spalato, monsignor Frane Franic, primate della Dalmazia. L'appuntamento è nella residenza di monsignor Franic. Ma monsignor Franic, al momento, non c'è. Ora si sappia che i due alti prelati si conoscono bene e si stimano. Franic ebbe Zanic come collaboratore stretto per molti anni. E oggi, su Medjugorje, hanno l'occasione di confrontarsi. Ma prima che giunga l'ospite, Zanic con molta durezza rovescia subito sul tavolo le sue preoccupazioni. È contrario, molto contrario, d'altra parte questa al momento non è che una sua intuizione. Non e ancora giudizio, tanto meno ufficiale.


In attesa che monsignor Franic possa sedersi per discorrere è bene che si tratteggi ciò che al dialogo farà da sfondo. E' la turbolenta storia della Herzegovina, al cui centro sta Mostar. Una storia? Quasi un giallo. Succede che per lunghi secoli la regione è in mano ai turchi. Nella terra più brulla resiste un manipolo di credenti, il resto di Israele. Si stringono intorno al saio dei francescani, gli unici cattolici tollerati dall'invasore musulmano. Cosicché la tonaca dei frati minori diventa nella mentalità dei fedeli il segno visibile dell'appartenenza alla Chiesa. Il provinciale dei francescani è dunque fino al finire dell'onnipotenza turca l'unica autorità della Chiesa. Con il trattato austro-turco del 1379 le cose cambiano. In breve: la Santa Sede può nominare finalmente il vescovo di Mostar. E lo fa. Ma in un primo tempo scegliendolo fra i frati. Con l'impegno però a consegnare al clero diocesano metà delle parrocchie: cosa che non avviene. Accade così che, quando nel 1941 il vescovo nominato proviene dalle file del clero secolare, ha la pretesa giuridicamente fondata di risistemare la diocesi. Monsignor Cule – questo il suo nome — è presto ridotto all'impotenza operativa: i comunisti lo mettono in carcere e poi lo costringono agli arresti in convento per un totale di undici anni. Ma, a mani libere, cerca di restituire al clero quello che per secolare decreto gli spettava. E qui il popolo non ne vuol sapere. Sobillati dai francescani o spontaneamente (le opinioni divergono...) folti gruppi di herzegovinesi — talvolta armati – impediscono ai sacerdoti diocesani di prender possesso delle chiese. Un caso inusuale: non motivato da ragioni teologiche, quasi di intonazione medioevale, ma doloroso. Una situazione in cui, dopo l'intervento ufficiale di Paolo VI, che sanciva il buon diritto del vescovo (1975) sono cominciati a fioccare provvedimenti disciplinari nei confronti dei francescani riottosi.
È stato deposto il «provinciale». Il nuovo « provinciale » è stato — pare — mal accettato da gruppi consistenti di frati che ancora non hanno alcuna intenzione di abbandonare certe parrocchie. Tra essi si trovano molti sostenitori — per così dire — di Medjugorje, il cui parroco è tuttavia legittimamente un francescano. Un groviglio scandaloso che vede ferocemente avversari da una parte il clero secolare e un gruppo di francescani e dall'altra il resto dei francescani che godono — per quelle storiche ragioni — il favore di quasi tutti i credenti.
Ora accade che la Madonna viene ad apparire proprio qui (ammesso che appaia): un bel guaio per un vescovo. Dapprima prudentemente favorevole nomina una commissione diocesana composta da quattro membri. Ma — manco a dirlo — la divisione della Chiesa penetra anche li. Il francescano è visto dagli altri come un sabotatore (conviene sottacere queste dolorose realtà?): fatto sì è che due professori si dimettono e la commissione è allo sbando.
La Croazia cattolica, la Slovenia, guardano con una certa rassegnazione queste vicende. Autorevoli uomini di Chiesa allargano le braccia e commentano: «Una questione giuridica, che non ha nulla a che fare con l'ortodossia, non può essere determinante nel giudizio su Medjugorje».

 

Pavao Zanic: «Io non posso qui esprimermi ufficialmente. Ma dovete sapere che in un diario i veggenti, in particolare Vicka, riferiscono dei messaggi della "Apparizione" che io ritengo essere un argomento chiave per il giudizio sui fatti. In tali messaggi si sostiene che il vescovo sarebbe il più colpevole dei disordini in Herzegovina. Inoltre si sostengono le posizioni di due frati sospesi a divinis».
Frane Franic: «Capisco che questa possa essere una difficoltà molto grave. Ma bisognerebbe ricostruire precisamente l'episodio. Anche se però risultasse — e questo non risulta ancora — che i veggenti sostengono questo, e cioè che la Madonna ha chiesto di disobbedire al vescovo (e questo, evidentemente non può esserci: ebbene, nonostante tutto, questo grave errore potrebbe non inficiare la sostanza di Medjugorje».
Il Sabato: Su questo punto specifico ho interrogato i veggenti. Vicka nega che la Madonna abbia mai invitato a disobbedire. Avrebbe semplicemente detto che i due frati «non hanno fatto niente di male» e che «il vescovo si è precipitato nelle sue decisioni».
Franic: «Ma io arrivo persino ad ammettere che parte dei messaggi possano essere suggeriti dallo spirito maligno che si intromette e che i veggenti — forse anche suggestionati dai frati — scambiano dentro di sé per parole di Maria. Capitò a Santa Brigida. È stato ammesso da altri mistici, senza che questo fatto abbia negato validità alla interezza della loro esperienza. È un caso che possono esaminare esperti di altissimo valore. Il caso di Medjugorje lo merita. Io non posso che ripeterti, caro fratello, ciò che per due volte ti ha suggerito la Conferenza episcopale della Jugoslavia: nomina cioè una commissione internazionale, di teologi, di psicologi, anche di medici atei che analizzino i fenomeni, diano valutazioni. Anche se poi il giudizio spetta solo a te».
Zanic: «Ma la commissiono internazionale rischia di rendere ancora più grandi le vicende. E dopo come si potrebbe dir di no senza travolgere la fede di tanti?»
Il Sabato: Quello che le chiedo, monsignor Zanic, è: ha esaminato! bambini? Come giudica quello che dicono?
Zanic: «Sono anche dei piccoli bugiardi. Citerò un unico fatto: dicevano che il 24 giugno '81 (prima apparizione presunta) stavano a raccogliere le pecore. Io sapevo che si erano contraddetti in altre occasioni. Ed in commissione diocesana a una veggente che stava tirando di nuovo in ballo le pecore ricordai che era sotto giuramento. Allora lei ammise, per paura del giuramento, la verità: era in montagna a fumare e sentire canzonette. Come posso credere alle apparizioni? Sono bugiardi per loro stessa ammissione».
il Sabato: Mi scusi ma qui, involontariamente ha fornito la prova che i ragazzi non mentono. Infatti se per paura di mancare a un giuramento son così pronti a mutare un particolare di poco rilievo e che li svergogna, perché dovrebbero mentire su una cosa tanto grande e restare poi tranquilli?
Zanic: «E vero, questo, è vero, Ma questi fatti possono avere origine anche dal Diavolo. Inoltre sì, vedono qualcosa non da loro provocato, di questo sono sicuro, ma come credere ad una "madonna'' che appare dieci volte in un giorno: sul campanile, sull'altare...».
Franic: «Questo non mi sembra un buon argomento, ma comunque io ribadisco il consiglio autorevole della Conferenza episcopale».
Zanic: «Se tutti fossero come Marija... E' un testimone perfetto, è come Bernadette. Ma gli altri non mi convincono, non sanno parlare, sono anche collerici».
Franic: «La moralità di una persona non implica la verità o meno di un fatto. Io ho le mie convinzioni. Di sera, di nascosto, con la sciarpa che nascondeva il mio colletto da sacerdote, sono andato a Medjugorje. Era poco prima di Natale. A piedi, nel fango, giungevano miriadi di persone, La preghiera era buona, la catechesi ottima, secondo il Concilio e la dottrina della Chiesa. Una cosa impensabile da noi».
Zanic: «Ma il denaro che raccolgono i frati dove finisce? Questa cosa non mi lascia tranquillo.»
Il Sabato: Mi hanno assicurato che i fondi sono depositati e i conti verificabili dal provinciale.
Zanic: «Non ne sono convinto. Ed è bene che si sappia che il provinciale è contrario. Io desidero che i pellegrinaggi organizzati non muovano più dall'Italia. Desidero che questo mio parere si sappia. Non è un ordine, beninteso, e un consiglio».


Monsignor Zanic alla fine è commosso, turbato. Dice: «Come sarei felice di riconoscere che l"'Apparizione'' è autentica. Ma la responsabilità è grande, immensa...». Mentre esce, Franic amichevolmente gli grida: «E' che tu sei un collerico, ti conosco. Come fai ad intenderti con una come Vicka? E poi se tu non fossi il vescovo di Mostar saresti il primo a correre a Medjugorje, ad esserne entusiasta».

R.F.