4. Caso di coscienza e ascesi a Medjugorje

Tratto dal "Primo fascicolo integrativo" al libro base. Cliccare sulle immagini per ingrandire.

L'attuale situazione di Medjugorje [gennaio 1985 - ndr] è particolarmente difficile a tutti i livelli: da Roma al vescovo e ai cristiani della base.
Roma, dove le apparizioni riscuotono molta simpatia, mantiene la più totale prudenza e il desiderio di non sostituirsi al vescovo del luogo, al quale spetta il giudizio su quelle apparizioni. La Santa Sede non ignora le dolorose tensioni che ostacolano il discernimento. Anche il vescovo è messo alla prova dalla tensione storica che crea divisione tra i francescani e il clero secolare dell'Erzegovina. Nel luglio-agosto 1981, quando il vescovo difendeva le apparizioni di Medjugorje contro gli attacchi della stampa atea, il clero secolare non lo seguiva, e si rammaricava di vederlo sostenere così decisamente la maggioranza francescana. Comprendo quindi le inestricabili difficoltà nelle quali egli si dibatte.
Coloro poi che hanno fruttuosamente cambiato la loro vita in seguito alle apparizioni di Medjugorje, si sentono lacerati tra:
— l'appello urgente della Madonna che essi desideravano diffondere per la conversione e la salvezza del mondo in pericolo;
— e il silenzio, il distacco, almeno provvisori, consigliati loro dalla Commissione episcopale.
Solo la prudenza, la moderazione e la disciplina cristiana rendono la situazione possibile e in generale fruttuosa. Questo risvolto positivo è dovuto all'ascesi spontanea di tutti, in condizioni impossibili. I rapporti umani restano calmi, pazienti, fraterni, pur in un sovraffollamento e in una totale mancanza di comforts che dovrebbero invece accendere delle dispute, dal momento che tutta quella folla non ha alcuna comodità a sua disposizione. Ci vorrebbe una fontana per garantire l'igiene in una località così isolata, dove i visitatori trascorrono intere giornate. Ma la canalizzazione dell'acqua non è ancora stata ottenuta. Le persone bevono l'acqua sospetta di un pozzo, davanti al quale si fa la fila. I necessari spiazzi per parcheggio non sono stati autorizzati.

Tantomeno la costruzione di gabinetti. Se ne sente tragicamente il bisogno e ci si domanda come i pellegrini, a migliaia, riescano ad arrangiarsi con due o tre capanne di frasche preparate sommariamente fuori mano, lungo il torrente, dove le rare piogge stagionali puliranno le feci che nel frattempo vengono trattate con calce. L'installazione di un impianto di aria condizionata non del tutto autorizzata è valsa alla parrocchia una multa di molti milioni, ecc.
Il buon ordine e il buon umore a tutta prova che regnano in mezzo a tanti disagi costituiscono un comportamento davvero raro, al quale contribuiscono i servizi disinteressati, assicurati, con discrezione, da alcuni volontari, soprattutto da tre francesi.
Uno di loro stabilisce i contatti tra i visitatori e gli abitanti del luogo che li accolgono rinunciando ordinariamente alla loro camera e dormendo per terra. Il servizio da lui reso è prezioso, non solo per quel che riguarda l'intesa con gli abitanti di lingua croata, ben difficile, ma anche per evitare l'intervento di possibili profittatori senza scrupoli.
Ce n'erano stati, prima del suo arrivo. La famiglia di Helena, per esempio, aveva accolto una giovane coppia, apparentemente molto mistica, che occupò per un mese un locale della casa, mangiò con loro, non aiutò mai nel lavoro e se ne andò con queste parole: "La Madonna ci ha detto che non dovevamo darvi alcun compenso... ma una buona notizia: non dovete più lavorare! Tutto si aggiusterà!"
Sono padre di cinque bambini, devo dar da mangiare alla mia famiglia — rispose con molto buon senso il padre di Helena, un uomo giovane e intelligente.
La coppia si installò poi, per sei settimane, in un altro alloggio. Fu allora che J.L. (preferisce restare anonimo) si assunse l'incarico dell'alloggio, scoprì il loro trucco ambiguo e li convinse ad andarsene con la coda tra le gambe. Egli indica a ciascun visitatore il compenso giusto e modesto che conviene dare per non mettere in difficoltà quelle famiglie generalmente povere.
Due ragazze assicurano la pulizia degli ambienti. Il che non è poco; visto il numero, nonostante l'attenzione e la discrezione di quasi tutti. Ma quanti rifiuti e piccole sporcizie si accumulano ogni giorno! Non sono [che] due scintille di dedizioni nascoste.
La pazienza nell'impossibile caratterizza anche, per molti, la città vescovile di Mostar, lacerata dalla contesa tra i francescani, spossessati teoricamente delle loro cappelle e parrocchie dopo l'erezione della parrocchia cattedrale (settembre 1980) e il clero secolare. Essi realizzano una pacifica convivenza a costo di ingarbugliati accomodamenti, incomprensibili per chiunque venga da fuori. Il provinciale francescano non è più un provinciale eletto in base alle regole dell'ordine, ma è stato nominato per garantire la sottomissione al vescovo. Lo fa con perfetta obbedienza, ma non senza lacerazioni, come quella della rimozione di Tomislav Vlasic, direttore spirituale di Medjugorje, trasferito a Vitina nel settembre scorso [sett. 1984 - ndr]. Egli aiuta il vescovo a restringere lo spazio francescano a favore del clero secolare. Ma, per evitare il peggio tra la popolazione, fortemente attaccata ai suoi pastori di sempre, i francescani della casa provinciale di Mostar continuano a prestare il loro ministero nelle cappelle e nelle parrocchie loro tolte. Gli stessi due giovani francescani sospesi a divinis, ed esclusi dall'ordine, continuano tranquillamente a vivere in quella stessa casa. Comprenda chi può questo modus vivendi, dove ogni sorta di lacerazione lascia le persone calme, carrette, moderate e anche edificanti. I Balcani sono allenati a vivere nell'impossibile.

I francescani incaricati della parrocchia di Medjugorje sono senz'altro coloro che sopportano la fatica più dura del giorno. Tre persone fisse, sono il minimo per un luogo di pellegrinaggio di quel genere. La casa parrocchiale è troppo piccola per loro e per le suore che occupano il primo piano. Vengono sottoposti a continue invasioni e richieste. La scuola delle suore è stata incendiata. La riparazione non è stata autorizzata. Nell'impossibilità di avere una stanza che funga da infermeria, l'unico divano della sala da pranzo è la sola risorsa per far riposare il visitatore stanco che sviene. La calma e il buon umore dei sacerdoti e delle suore costituiscono ima testimonianza straordinaria, ma io ho paura che prima o poi crollino sotto il peso di quell'impossibile tour de force. Sono riusciti a svolgere la loro pastorale in mezzo a ostacoli inimmaginabili. Quelli provenienti dal vescovo si assommano a quelli posti dal governo marxista. Avrebbero bisogno dell'aiuto che si dà a chi è in pericolo.
L'invito della Commissione a «non fare differenze tra i veggenti e gli altri parrocchiani durante le funzioni liturgiche e le manifestazioni pubbliche di preghiera» è da sempre rispettato nella parrocchia; l'apparizione non è pubblica. Avviene in un locale minuscolo e discreto. Il fatto che, uscendo e prima di andarsene, in sacrestia o altrove, i veggenti recitino insieme davanti all'altare [video - ndr] sette Pater e sette Ave, alla vista di tutti, non conferisce affatto loro una posizione singolare, dal momento che, nel corso delle messe, altri giovani svolgono dei ruoli ben più vistosi leggendo l'epistola, il salmo responsoriale o la preghiera dei fedeli. Da molto tempo i veggenti non vengono più scelti per questi uffici liturgici che sono i più in vista e i più solenni. Ma da quest'estate in poi il vescovo chiede di più: che essi scompaiano del tutto e che le apparizioni non si verifichino più nel locale annesso alla chiesa, ma «dove pare a loro».

Tomislav Vlasic obiettò che una simile misura avrebbe ingenerato del disordine, e che le sue responsabilità pastorali non gli consentivano di prenderla.
Una tale misura rischia infatti di spezzare l'ammirabile liturgia che si sviluppa dal rosario alla messa, come al suo vertice. I tempi perfettamente discreti e riservati delle apparizioni vi giocano un ruolo insostituibile. La comunione spirituale con quell'incontro con la Madonna è il motivo del viaggio di coloro che vengono da tutto il mondo. Privarli di essa significherebbe rompere l'unità liturgica. La folla si trasferirebbe in gran numero, a centinaia e migliaia, sul nuovo luogo delle apparizioni, vi si ammucchierebbe. La situazione dei veggenti e delle loro famiglie, già quasi impossibile, si aggraverebbe ulteriormente. Le cause latenti del disordine e dell'esaltazione, per ora neutralizzate dalla sobria liturgia contadina di Medjugorje, senz'altro verrebbero pericolosamente alla luce.
Inoltre, il governo marxista, che tollera quella preghiera esemplare per il fatto che si svolge in chiesa, come vuole la legge, e che le apparizioni non hanno alcun carattere pubblico, avrebbe tutte le ragioni per intervenire. La polizia proibirebbe l'accesso a qualsiasi altro luogo dove si trasferissero le apparizioni, come proibì l'accesso alla collina durante l'estate 1981, come il prefetto Massy, anche se cattolico, aveva interdetto il 'culto illegale' presso la grotta di Lourdes, nell'estate del 1858. Si ritornerebbe ai conflitti del 1981: interrogatori dei veggenti, arresti, ecc. La pace, raggiunta a prezzo di ordine e di discrezione esemplari, lascerebbe fatalmente il posto a una situazione violenta e incontrollabile. Il solo vantaggio del disordine così creato sarebbe quello di infierire e di eliminare quel fenomeno religioso. Ma sarebbe un guadagno per la fede?
Non avendo voluto accettare questa decisione, distruttrice dell'ordine, padre Tomislav Vlasic fu trasferito a Vitina, nel settembre del 1984. Il 30 ottobre, il suo collaboratore e successore, Slavko Barbaric e gli altri sacerdoti della parrocchia furono convocati a Mostar e invitati a prendere la stessa decisione. Si trovarono di fronte allo stesso caso di coscienza e alle stesse responsabilità pastorali. Se anche loro verranno rimossi, il continuo cambiamento di pastore, in una situazione che richiede delle qualità umane e spirituali non comuni, porterebbe a situazioni insuperabili. Lo stato di pericolo in cui essi vivono richiede preghiera. (...)

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