Da Tomislav a Slavko...


I colpi sono stati più duri da parte del vescovado. Nel settembre 1985, dopo aver allontanato Tomislav Vlasic dalla parrocchia di Medjugorje, il vescovo ha trasferito Slavko Barbaric, che lo sostituiva come direttore spirituale. Tuttavia, egli aveva assunto la pesante successione in modo esemplare:
— Non si sostituisce Tomislav, era stato detto.
Slavko lo ha sostituito senza copiarlo, secondo le proprie risorse personali che erano diverse, all'ascolto del medesimo Dio e del medesimo popolo. Il compito, per diversi motivi, sfidava le forze umane. Doveva cumulare le sue nuove funzioni di direttore spirituale con l'accoglienza di una folla cosmopolita, in cinque lingue, che assorbiva già tutto il suo tempo, quando cooperava con Tomislav Vlasic. La sua presenza a Medjugorje fu subito minacciata per gli stessi motivi. Egli continuava il movimento di preghiera che il vescovo aveva deciso deliberatamente di «soffocare» (lettera del 25 marzo 1985, indirizzata alla parrocchia). Mons. Zanic quindi trasferì anche lui. Ne aveva già redatto l'ordine nel gennaio 1985. Ma il provinciale francescano di Mostar, in difficoltà di trovare un sostituto capace di parlare le lingue in modo tale da poter garantire il buon ordine, fece rimandare l'esecuzione per quasi nove mesi.
— Ho fatto le valigie, diceva Slavko. Sono pronto a partire appena arriva l'ordine.
Nel frattempo, egli assumeva, senza mezzi materiali né altro personale che quello della parrocchia, un compito la cui ampiezza è paragonabile a quella di Lourdes, dove più di cento persone permanenti assicurano i numerosi e necessari servizi. Slavko superò questo cumulo di difficoltà con la sola via possibile: preghiera e digiuni più stretti, a volte prolungati. Glien'è venuto un volto emaciato. La sera spesso veniva trattenuto fino a tardi dai visitatori e dai problemi della parrocchia, e al mattino si alzava alle sei per pregare nella chiesa durante l'unico momento tranquillo della giornata.

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