Sul piano dei frutti spirituali

2. Notizie sui veggenti

Marija Pavlovic coltiva un altro genere di semplicità e trasparenza, non meno spoglia, ma dotata di uno slancio mistico e del desiderio di compiere la sua missione di testimone nei confronti dei pellegrini, come le ha chiesto la Vergine. Il Settimo Fascicolo integrativo parlava degli inizi movimentati della sua odissea del 1988-1989, sulla quale dovremo ritornare parlando della comunità di Parma, della quale ha fatto parte dal febbraio all'inizio di luglio del 1988 (più avanti cap. 5). Quando Tomislav Vlasic era ricomparso a Medjugorje, il 15 novembre 1987, dopo un lungo anno di preghiera eremitica, Marija l'aveva accolto con grande gioia (7° Fase, integr., p. 83).

Il deserto in Italia
L'aveva messa al corrente del suo progetto di fondare una comunità di preghiera per vivere il messaggio di Medjugorje, in Italia. Il 26 febbraio 1988, era venuto a prenderla con il primo gruppo di dodici ragazze e 3 giovani. Marija, sottoposta alla dura prova di dover accogliere quotidianamente (come la sua vicina Vicka) centinaia di pellegrini, era partita con un certo sollievo, ma soprattutto con la gioia di realizzare un'esperienza contemplativa che si adattava bene alla sua vocazione.
Si adattò bene a quella vita di preghiera al cento per cento, in un ambiente semplice e libero, qualunque cosa sia stata detta. Gli amici di Marija, infatti, mal sopportavano la sua scomparsa in quel 'deserto', come era chiamata quell'esperienza spirituale. Dicevano che era confinata, confiscata. In realtà era sempre raggiungibile. Avevo potuto vederla, pur con la salvaguardia della dovuta discrezione da entrambe le parti. Le tensioni scoppiarono nell'aprile del 1988, perché Tomislav, sensibile e aperto ai segni e agli oracoli del cielo, guidava la sua comunità tramite i messaggi di uno dei suoi membri: Agnese Heupel, una tedesca, guarita a Medjugorje e che egli aveva messo in una posizione di guida. Marija non era convinta dell'autenticità dei messaggi di Agnese, che altri hanno discusso appassionatamente.
Il 25 marzo 1988 Tomislav redasse un documento per annunciare la fondazione della comunità. Il 21 aprile credette di poterlo far seguire da una testimonianza di Marija che sembrava offrire un sostegno della Vergine. Ma gli amici di Marija il 5 luglio andarono ad aiutarla a lasciare la comunità e a pubblicare, l' 11 dello stesso mese, una dichiarazione con la quale smentiva il messaggio del 21 aprile. Parleremo più avanti di questo conflitto, che mi sono adoperato per placare e che attualmente è pacifico.

Il periplo europeo
Gli amici di Marija la condussero a Roma, dove fu sottoposta a una 'commissione' privata, per raccogliere indizi a carico di Tomislav, poi a Milano e altrove (...)

L'evoluzione [marzo 1990]
Non è più l'ora dei sacerdoti dotati di un carisma profetico straordinario che avevano segnato gli inizi di Medjugorje. È l'ora di una pastorale paziente, prudente, spossante. Tutto era cominciato con il primo parroco delle apparizioni: Jozo Zovko. Egli in un primo momento aveva affrontato l'avvenimento in maniera critica:
— Non andate sulla collina, venite in chiesa, diceva.
Si accorse ben presto che le apparizioni non allontanavano dalla chiesa, ma conducevano ad essa, molto più di prima e di sempre. Resisteva ancora, ma cedette quando anche lui vide l'apparizione, agli inizi del luglio 1981. E pagò di persona: processo e prigione, dove ebbe altre apparizioni e sorprendenti comunicazioni a distanza con i veggenti.
Due anni prima della sua liberazione, il vescovo lo mise sulla lista dei predicatori interdetti a Medjugorje. Ma può predicare nella sua parrocchia di Tihaljina, a una ventina di chilometri da Medjugorje, che oggi attira numerosi pellegrini, italiani e francesi, con un seguito di conversioni e di guarigioni. Medjugorje è privata di questa parola che costituisce un secondo polo, un altro centro di attrazione per le visite e i doni dei pellegrini. Anche nella Chiesa una concorrenza del genere suscita spesso rivalità e conflitti. Tra Medjugorje e Tihaljina, la comprensione reciproca è perfetta e costituisce un bel segno che Dio è all'opera a un livello di profondità non comune. Questa pace è possibile solo grazie al discernimento, alla grandezza d'animo e, soprattutto, al dono di Dio, che guida tutto nelle due parrocchie.
Tomislav Vlasic, che prese in mano la fiaccola dopo l'arresto di Jozo Zovko, il 18 agosto 1981, è stato a sua volta allontanato, nel settembre del 1984. In un primo momento fu nominato parroco di una parrocchia vicina, anche lui con la proibizione di predicare a Medjugorje. Di fronte a questa ostilità, si ritirò in Italia, nei pressi di Parma e fece un deserto eremitico di sola preghiera. Preparò così la fondazione della comunità di cui parlemo a suo tempo. Come responsabile spirituale di Medjugorje, aveva un carisma eccezionale per mettere le persone alla presenza di Dio, senza effetti oratori, ma ricnducendoli concretamente a questa Presenza dimenticata.

L'austerità
L'allontanamento di questi due sacerdoti, dotati di carismi eccezionali di direzione spirituale, di predicazione e di celebrazione liturgica, ha riportato Medjugorje a una grazia più austera. E questa austerità si aggrava per i numerosi pellegrini stranieri che assistono alle lunghe liturgie da analfabeti, senza capire niente. Medjugorje non attira assolutamente per il fascino di "maghi carismatici", come diceva mons. Zanic. È stato eliminato tutto ciò che poteva apparire tale, e tuttavia la grazia continua. A Medjugorje non c'è niente di attraente per cambiare i cuori dei pellegrini. E tuttavia essi cambiano, con sorprendente frequenza. E questo avviene in condizioni materiali scomode, nonostante i notevoli miglioramenti nell'alloggio e nell'ospitalità. Il fenomeno non è assolutamente naturale, ma soprannaturale, inspiegabile senza l'azione di Dio (...)


Nuove comunità: T. Vlasic
Abbiamo già ricordato gli inizi della comunità fondata da Tomislav Vlasic, nei pressi di Parma, di fronte al convento di Canossa (7° Fascicolo integrativo e qui sopra p. 14).
Nel febbraio del 1988, egli iniziò con 14 membri, ragazze e giovani, per un deserto di cinque mesi, consacrato alla preghiera, al dono di sé, al sacrificio, per una realizzazione integrale del messaggio di Medjugorje, in uno stile ispirato alla primitiva comunità degli Atti degli Apostoli, capp. 2-5; Cf 7° Fascicolo integrativo, pp. 39-40; 81 e 83).
Il progetto veniva da lontano. Il 25 marzo 1988, Tomislav Vlasic aveva diffuso una lettera intitolata, Un invito nell'anno mariano, destinata a far conoscere la sua comunità e ad ottenere aiuto spirituale e materiale per la sua sistemazione in un edificio autonomo. L'appello spiegava la genesi della fondazione:
Il 28 maggio 1983, la veggente Jelena Vasilj aveva suggerito di fondare un gruppo di consacrati che iniziò subito e continua tuttora. Esso ha fornito gran parte dei membri della nuova comunità. La veggente Marija confermò il progetto ed entrò a far parte di quel gruppo di preghiera. Agnese Heupel (un'infermiera tedesca, guarita il 12 maggio 1986, vigilia della Madonna di Fatima), appoggiò il progetto. Il 7 dicembre 1986, ricevette da Gesù un messaggio più formale per la nascita della nuova comunità. Tomislav e lei furono invitati a offrirsi a Dio, in solido, «come Chiara e Francesco d'Assisi». La comunità si definì come un invito all'amore che «deve incendiare tutta la terra e anche il purgatorio e l'inferno, per una vittoria totale dell'amore su Satana» (p. 10). «La comunità vuole essere una famiglia, sull'esempio delle prime comunità cristiane». Essa si caratterizza «per la povertà, la purezza e l'obbedienza», un dono totale con il sacrificio di ciascuno per la comunità e per il mondo. L'attività della comunità si riassume in tre parole; preghiera perpetua, adorazione perpetua, amore eterno, in un deserto senza contatto con il mondo esterno né accoglienza di pellegrini. Tomislav Vlasic conclude così il suo appello:
«Durante gli anni passati, mentre la Gospa ci guidava a Medjugorje, abbiamo sentito una grande sete di Dio. Abbiamo sentito il desiderio di lasciare tutto e abbiamo lasciato tutto per metterci a sua completa disposizione. La Gospa [...] ci ha rivelato che la strada per arrivare a Lui è la via dell'amore, dell'adorazione e della preghiera. In questo anno mariano, desideriamo offrire a Dio il frutto dell'apparizione della Madonna a Medjugorje. Non vediamo niente di meglio da fare che offrirci attraverso le mani di Maria come sacrificio volontario a Dio. Facciamolo con amore verso Dio e per la Chiesa, dando così una testimonianza per il regno della pace. Per questo desideriamo invitare tutte le creature a offrirsi a Dio attraverso Maria».
Alla pubblicazione di questo invito seguiva (pp. 15-17) una testimonianza della veggente Marija, con la data del 21 aprile, che sembrava dare la sua conferma e quella della Vergine al progetto e alle rivelazioni di Agnese Heupel:
All'inizio di quest'anno [febbraio 1988] mi sono ritirata nel silenzio. Poco prima della mia partenza [per l'Italia], abbiamo pregato la Gospa di darci la luce per capire il programma che ci aveva dato attraverso Agnese Heupel e padre Tomislav Vlasic. La Gospa è venuta. Era contenta. Ha pregato su tutti noi e ha detto: «Figli cari, vi dò un dono speciale: il dono della libertà affinché possiate decidervi a favore di Dio. Benedico la libera decisione di ognuno di voi». Così è diventato chiaro per me che potevo decidermi per questa via [...]. Come vedete, la Gospa ha dato un programma per la comunità... e guida questa comunità per mezzo di padre Tomislav e di Agnese, attraverso la quale arrivano i messaggi per la comunità...
L'invito di Tomislav aveva suscitato inquietudine e critiche, soprattutto per l'importanza attribuita alla coppia spirituale fondatrice, paragonata a Chiara e Francesco d'Assisi.
Gli amici di Marija, che non si erano rassegnati a staccarsi da lei, isolata nel deserto contemplativo in cui si trovava, si adoperarono per riprendere i contatti. Il 5 luglio, Marija lasciò la comunità. L'11 luglio redasse, con l'aiuto di alcuni suoi amici, un testo di oltre due pagine, dove non riconosceva come sua la testimonianza del 21 aprile pubblicata con la sua firma:
Dichiaro che non ho mai chiesto alla Gospa una qualsiasi conferma per l'opera intrapresa da padre Tomislav e da Agnese Heupel. Non ho mai chiesto esplicitamente per me se dovevo far parte di quell'opera e non ho mai ricevuto alcuna istruzione dalla Vergine a proposito del gruppo, se non che ognuno deve essere libero di scegliere la propria vita [...]. Ripeto che non ho mai ricevuto dalla Gospa e non ho mai dato a padre Tomislav, né a nessun altro, una conferma del programma del padre Tomislav e di Agnese Heupel. La testimonianza pubblicata in italiano non corrisponde a verità [...]. Personalmente non ho alcun desiderio di fare nessuna dichiarazione scritta. Padre Tomislav mi ha suggerito insistentemente di scrivere come veggente una testimonianza che il mondo aspettava [...]. A proposito della redazione così come si presenta, devo dichiarare che tutto ciò che può essere interpretato come conferma o approvazione esplicita dell'opera di padre Tomislav Vlasic e di Agnese Heupel da parte della Gospa attraverso me è assolutamente estraneo alla verità; e non corrisponde a verità l'idea che era mio desiderio scrivere quella testimonianza.
Il 25-26 maggio 1988, mentre queste divergenze erano ancora in incubazione e con l'intento di appianarle ero andato a trovare la comunità di Tomislav, per vederci chiaro. La trovai in un clima di calma, di libertà, di serenità e di fervore, per cui non mi soffermai a indagare su tutte le chiacchiere che circolavano in giro. Poiché, per particolari circostanze, dovetti anticipare la partenza non insistetti per avere un colloquio personale con Marija.
Mi trovavo negli Stati Uniti quando venni a sapere della sua partenza e delle contestazioni che agitarono l'Italia fino al 15 agosto e arrivarono fino a sospetti di possessione diabolica.
Fedele al suo atteggiamento di sempre, Tomislav Vlasic non cercò affatto di rispondere ai suoi avversari. Non è entrato in nessuna polemica e si è rimesso unicamente a Dio continuando la sua austera linea di preghiera, di approfondimento e di sacrificio comunitario. Tutta la faccenda mi ha dato l'impressione di una tempesta in un bicchiere d'acqua. Uno zelo apprezzabile ingigantiva indebitamente divergenze, ombre e problemi, non senza drammatizzazione e ostilità. È normale che le apparizioni di Medjugorje ispirino un autentico pullulare di iniziative, che queste iniziative siano diverse tra loro, e anche divergenti e che pongano interrogativi e problemi. La vitalità della Chiesa primitiva ne fece sorgere molti.
Non mi sembra corretto che il desiderio della limpidezza di Medjugorje torni a condanna e diffamazione di iniziative che appaiono concorrenti o divergenti, come quella di Tomislav. Esiste un punto comune nella "testimonianza" di Marija, pubblicata da Tomislav e nella sua smentita di quella testimonianza. In entrambe essa afferma: è la libertà che deve guidare gli impegni ispirati da Medjugorje. Libertà «perché possiate decidervi a favore,di Dio. Benedico la libera sceta di ciascuno» (Testimonianza di Marija, pubblicata da T. Vlasic il 21 aprile 1988). «Ognuno deve essere libero di scegliere la sua vita» (smentita dell'11 luglio, firmata da Marija e diffusa dai suoi amici).
Tomislav e la sua comunità dovevano tornare a Medjugorje, dopo i primi sei mesi di deserto. Il pellegrinaggio fu anticipato agli inizi dell'estate, in condizioni difficili: era la fine di luglio. Anticipò quindi Marija che rientrò solo il 14 agosto.
Il 22 agosto, la comunità di Tomislav fece un secondo pellegrinaggio a Medjugorje. Marija Dugandzic e altri due membri non ripartirono con Tomislav, ma rimasero a Medjugorje, come membri "esterni" della comunità. Tomislav Vlasic, che ebbe in quell'occasione contatti con il suo provinciale, attese saggiamente ottobre/novembre per far entrare nella sua comunità un nuovo gruppo di 13 persone, che in un primo tempo avrebbero dovuto raggiungerla il 15 agosto.
Il 14 novembre, egli lasciò la casa ospitale di Parma, per Terlizzi, presso Bari, dove l'ospitava padre Pancrazio, cappuccino.
I 13 nuovi membri del gruppo di preghiera di Medjugorje (11 ragazzi e due ragazze) arrivarono in due scaglioni, accompagnati dalle sorelle esterne della comunità: Marija Dugandzic, Jelena Cilic e Slavica. Questi membri esterni ora guidano i gruppi di preghiera a Medjugorje, riversando su di essi la grazia forte ricevuta durante i loro cinque mesi di deserto presso Parma.
Lo spessore spirituale della comunità e la sua libertà sorridente nella via del sacrificio si sono imposti a coloro che l'hanno visitata, come don Angelo, redattore di Eco. Tomislav Vlasic ha accettato con umiltà e serenità tutto ciò che il suo buon nome ha subito dalle polemiche sorte intorno a questa faccenda. Questa prova forse è un bene. A Medjugorje la sua aureola di capo carismatico avrebbe potuto essere troppo individuata. Vi appariva come l'interprete infallibile, il papa carismatico di Medjugorje. Oggi è lontano e contestato, mentre Medjugorje continua e si sviluppa. Questo costituisce un'altra prova che l'opera supera qualsiasi singola personalità e può legittimamente ispirare iniziative molteplici e molto diverse tra loro. Se ho ben compreso il pensiero dei superiori francescani, molti si chiedono se la tendenza di Tomislav a lasciarsi guidare dagli oracoli non l'abbia portato a ingigantire l'importanza e il valore di quelli di Agnese Heupel e di conseguenza la solidarietà della loro missione. D'altra parte, sembrava che preferissero che l'opera continuasse in Jugoslavia anziché in Italia. Ma dove? Tomislav ha fatto bene a lasciare la diocesi di Mostar, dove la sua presenza era invisa al vescovo che l'osteggiava; ci vorrà del tempo perché questi problemi trovino una soluzione. Ce ne vorrà anche affinché questa comunità trovi una formula canonica accettabile e, se possibile, compatibile con l'appartenenza di Tomislav all'ordine francescano. Tutto procede con prudenza e discrezione, e anche con lentezza. Numerose vocazioni sono in attesa, impazienti di raggiungere quella comunità, ivi compresi soprattutto venti giovani del Texas, con il sacerdote che li guida.
Possiamo quindi sperare che Tomislav Vlasic, le cui antenne spirituali precorrono talvolta l'avvenire, cercando Dio su frontiere sensibili, difficili a volte da valutare, saprà vivere i consigli dello Spirito e dei suoi superiori gerarchici e, se necessario, acconsentire ai necessari distacchi per la riuscita di un'opera ardente che ci supera. Le grandi fondazioni vivono di prove.

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