Dopo la notifica di Roma contro Vassula, l'atteggiamento dell'abate René Laurentin
Dopo aver riflettuto a lungo, e considerando che non si
tratta di un atto dogmatico, ma di un semplice monito, di un
invito alla prudenza, reputo giusto non esprimere nuove
opinioni su Vassula, conformandomi alla richiesta di non
darle spazio, ma anche non ritirare le opere finora
pubblicate, né di interromperne le traduzioni,
poiché, avendo ben ponderato ogni cosa, non sento di
dover ritrattare alcuna mia opinione. Penso, anzi, che possa
essere di aiuto all'interpretazione del documento della
Santa Sede.
L'atto di notifica riconosce che vi sono degli aspetti
positivi in Vassula, e nei miei libri ho indicato quali
sono. Rinviene anche alcuni punti di ambiguità, che
pure ho illustrato.
Inoltre, io ho precisato che il testo inglese, ambiguo
seppur impeccabile, è stato tradotto in maniera
praticamente eretica in quattro punti dell'edizione francese
e di quella italiana in cui ritorna la stessa frase; ho
precisato che la trasformazione del neutro dell'inglese in
maschile alterava la teologia della Trinità. Ho anche
mostrato come un teologo americano (padre Packwa), che
accusa Vassula di attribuire al Padre la Passione, abbia
interpretato male il testo, trascurando il punto in cui
Vassula passa dal Padre al Figlio, il solo cui attribuisce
la Passione, ecc. Infine, per Vassula come per gli altri
veggenti, compresi quelli di Medjugorje, insisto nel dire:
se è vero che hanno una comunicazione autentica, non
è detto che siano infallibili.
I limiti stessi della comunicazione filtrata in cui sono
coinvolti, la loro percezione ed interpretazione,
soprattutto nel caso delle profezie, richiedono il
discernimento e la prudenza cui ci invita giustamente il
documento della Santa Sede. L'unica imposizione della
notifica (che non è firmata in quanto provvisoria)
è di non dare spazio alle riunioni di Vassula,
cioè di non accoglierla nelle chiese cattoliche.
Finora ho esitato a precisare questo punto perché non
sembrasse l'espressione di una mia nuova posizione, per
conformarmi quindi alla mia interpretazione della decisione.
Se penso di poterlo fare oggi è perché il
cardinale Ratzinger, di passaggio in Messico il 9 e 10
maggio 1996, ha voluto cortesemente fornire ad alcuni
messicani, sconvolti dall'atto di notifica, una risposta
aperta che mi pare coincidere perfettamente con quanto ho
appena affermato. Dopo la sua precisazione opportuna ed
autorizzata, non c'era più ragione di mantenere il
silenzio su questo punto particolare.
...Il Cardinale precisa che la notifica non è affatto
il frutto di un'indagine approfondita, ed è senza
dubbio per tale ragione che non è stata firmata. La
Congregazione ha pensato che fosse in qualche modo
necessario invitare alla prudenza, al discernimento, in
attesa che venissero chiariti i punti ambigui (quelle
ambiguità che mi sono preoccupato di sottolineare nei
miei libri) e la situazione matrimoniale di Vassula, che ho
ugualmente precisato.
Lei è perfettamente in regola rispetto alla sua
Chiesa. Ignorava quasi del tutto le norme sacramentali
quando l'ho incontrata per la prima volta, perché
aveva ricevuto i suoi messaggi intimi senza aver né
letto, né studiato la dottrina e le regole della
Chiesa. Non si preoccupava della sua situazione di donna
divorziata e risposata. L'ho invitata a rimettersi al
giudizio della sua Chiesa, consapevole che l'Ortodossia
contempla delle soluzioni umane analoghe a quelle della
Chiesa cattolica per risolvere casi anomali e spesso
dolorosi, sebbene seguendo criteri differenti.
I criteri della Chiesa cattolica sono rigorosamente
giuridici, ma i canonisti americani hanno saputo fornire
un'interpretazione meno ristretta di tali criteri, che
consente loro di concedere ogni anno l'annullamento di
40.000 matrimoni cattolici. Non c'è da meravigliarsi,
poiché molti cristiani oggi si sposano senza dare il
vero consenso indissolubile richiesto dalla Chiesa. La
prospettiva della Chiesa ortodossa è diversa; essa
applica in tali casi "il principio di economia": esamina la
situazione e le facoltà umane dei cristiani il cui
legame matrimoniale si è spezzato, riservando un
giudizio favorevole specie nei casi in cui un congiunto
è vittima delle violenze dell'altro. Questo era
certamente il caso di Vassula. Questa donna seria era
sposata ad un uomo che sapeva che non avrebbe potuto averla
in altro modo e che l'ha spesso abbandonata, persino quando
lei aspettava il secondo figlio. E un fatto oramai pubblico,
che si può riferire senza peccare di indiscrezione.
Lei si trovava dunque nella situazione tipica in cui la
Chiesa orientale autorizza un secondo matrimonio.
L'ho informata di tale possibilità. Vassula si
è quindi recata da un primo sacerdote ortodosso, che
non sembrò sconvolto dalla sua situazione e che parve
accontentarsi della sua versione. Eppure, dopo il divorzio
(1980) dal suo primo marito di fede protestante (sposato nel
1966), si era risposata solo con rito civile con il suo
secondo marito, un protestante scandinavo, essendo al tempo
ancora molto lontana dalla pratica religiosa. Ma lei
insistette sulla strada che le avevo consigliato: "Voglio
essere in regola al cospetto della Chiesa". Di fronte a
questa ferma richiesta, il sacerdote la mandò da uno
specialista ortodosso di problemi sacramentali, il quale
risolse la situazione. Il secondo matrimonio venne
così celebrato nella chiesa greco-ortodossa di
Losanna il giorno 13 ottobre 1990, nel rispetto di tutte le
norme del rito greco-ortodosso e senza il ricorso
all'aspetto penitenziale che caratterizza spesso il secondo
matrimonio, ammesso nel quadro del principio di
economia.
La cerimonia fu celebrata con solennità liturgica,
nella discrezione che conveniva ad una regolarizzazione che
segue un allontanamento dalla Chiesa. Gli sposi ricevettero
l'imposizione della corona. Sulla base di tutto ciò,
quello che ho scritto a proposito di Vassula, nella costante
preoccupazione di mantenere il rigore teologico e canonico,
come la capacità di discernimento entrando in
contatto con le persone e con i fatti, potrà essere
di qualche aiuto per le indagini che il cardinale Ratzinger
conduce o fa condurre alla Congregazione della Fede.
René Laurentin
Da "Il Segno del soprannaturale" N. 106 - febbraio 1997
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