Eco di Maria

Regina della Pace 161

Gennaio-Febbraio 2002




La Comunione nello Spirito Santo

"La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune..." (AT 4,32).
L'uomo tende naturalmente ad aggregarsi e sperimenta nella propria vita moltissimi contesti nei quali è chiamato a porsi in relazione con altri, in modi ed intensità diversi a seconda delle circostanze. C'è un'enorme differenza però tra lo stare insieme nel cuore e nell'anima e lo stare insieme nello SPIRITO SANTO.

E' lo Spirito Santo che ci comunica i segreti del Re. E' Lui che ci rende capaci di comprenderli, di viverli e di annunciarli agli altri; in Lui la nostra comunione perde tutti i condizionamenti umani e ci inserisce nel Regno di Dio, regolato da un'unica legge - l'Amore. Lo Spirito Santo stesso è l'amore del Padre e del Figlio, un bene che Essi vicendevolmente si "scambiano".

Tutta la vita nello Spirito è uno scambio reciproco, così anche i doni che lo Spirito ha posto dentro di noi non possono crescere se non vengono "scambiati", condivisi con gli altri. La vita divina stessa non può scorrere tra di noi senza questo scambio nello Spirito Santo: è l'amore che scorre tra le persone.
I pensieri, gli affetti, devono quindi essere canalizzati attraverso lo Spirito, solo allora la nostra comunicazione diventerà pura, libera, autentica, capace di nutrire chi entra in contatto con noi, perché non daremo più noi stessi agli altri ma l'amore di Dio. I nostri rapporti così si purificano fino a raggiungere una reale libertà interiore dove lo Spirito Santo agisce secondo il proprio disegno e non come piace a noi.

Bisogna imparare a conoscersi attraverso lo Spirito, a comprendere i doni che Dio ha messo nell'altro, ad accoglierli e valorizzarli perché siano messi a disposizione di tutti. In tal modo avremo un panorama chiaro, una visione integra della persona e ci rapporteremo con lei in modo completo che abbraccia tutto il suo mondo interiore, così come è previsto da Dio. Non ci condizioneranno più allora i suoi limiti, i difetti, i peccati perché la guarderemo solo attraverso gli occhi dello Spirito, che trascende i nostri schemi, le idee, la nostra cultura, persino le nostre concezioni spirituali.

La conoscenza nello Spirito Santo ci rende liberi su tutti i livelli del nostro essere, e questo ci aiuta a liberarci anche dalle nostre paure, frutto esse stesse dell'incapacità a comunicare: abbiamo paura perché in fondo, nell'anima, non sappiamo ricevere e dare amore.
Da questa liberazione nella comunicazione nasce la possibilità di condividere la vita, di essere "un cuor solo e un'anima sola". Ma non siamo ancora arrivati al nostro obiettivo, occorre prima compiere un altro passo fondamentale: morire a noi stessi, alle nostre ragioni, alle nostre "scatole" mentali ed affettive e decidere umilmente di rinunciare a ciò che ci separa dagli altri.

Il presupposto è la disponibilità a perdonare chi ci ferisce, perché viceversa, quando ci chiudiamo in noi stessi, nella nostra offesa, nel nostro orgoglio ferito, impediamo allo Spirito di scorrere liberamente e di guarire ogni male. Ma anche chi è barricato in un atteggiamento di critica, di prepotenza, di falsa sicurezza deve essere consapevole che la sua chiusura costituisce un grandissimo ostacolo all'azione dello Spirito di comunione. Dobbiamo allora, ogni momento, vivere come se fosse un nuovo inizio, come se il mondo dovesse cominciare daccapo nelle nostre anime, sacrificando il nostro vissuto, anche quando lo riteniamo buono.

Davanti ai fratelli dobbiamo presentarci con un atteggiamento di serena "nullità", in tal modo lasceremo libero lo spazio allo Spirito Santo di agire sui diversi livelli del nostro essere ed eliminare le barriere che ci dividono dagli altri. A quel punto saremo pronti ad accogliere l'amore di Dio che ci unisce ci affratella.
Il Verbo di Dio che abita le nostre profondità dovrebbe essere il principio di ogni nostro pensiero, di ogni nostro affetto, di ogni nostro atteggiamento e nulla deve accedere in noi senza di Lui. Gesù stesso molte volte diceva agli apostoli "non temete!". Il timore nei nostri rapporti nasce dal fatto che spesso subiamo dei giudizi. Ma occorre combattere con forza la paura di essere giudicati altrimenti non possiamo rispecchiarci negli altri, nella diversità che Dio ha messo in loro.

Superare la paura del giudizio vuol dire anche aprire la porta allo Spirito Santo. Molti sentendo la definizione "giudizio di Dio" si spaventano; ma il giudizio di Dio non ha nulla a che fare con quello umano, è la paura nella nostra anima che ci blocca di fronte a quest'idea. Se non eliminiamo da noi questo timore non potremo mai vedere Dio nella sua diversità, nella sua grandezza. Chiusi nel nostro piccolo mondo non scopriremo la sua immensa bontà che mai ci giudica. Al contrario, siamo noi a giudicare noi stessi quando rifiutiamo la sua misericordia, il suo Spirito Santo - ci giudichiamo con le nostre stesse chiusure.

Dobbiamo imparare ad andare da Dio a chiedere perdono, ad andare dal fratello e dire "Perdonami!" oppure: "Rimaniamo in pace, lasciamo fare a Dio, vediamo con il tempo come si mettono le cose...". In questo modo ogni barriera sarà velocemente superata, e anche un anima scontrosa, chiusa nei giudizi troverà lo spazio perché si manifesti lo Spirito d'amore che guarisce e risana ogni ferita ed ogni rapporto. Ci è stata donata la grazia per vivere in armonia, basta decidere che l'unico cuore nel quale vogliamo congiungerci sia quello di Gesù, sarà Lui ad alitare continuamente in noi il suo Spirito di Comunione.

p. Tomislav Vlasic