Eco di Maria

Regina della Pace 162

Marzo-aprile 2002




La fede debole ci rende deboli


In un mondo apparentemente sovvertito nei suoi equilibri naturali, schiacciato dal peso di una mentalità edonista ed egoista che si basa sull'apparenza e sul commercio, non è difficile sentirsi smarriti e sperimentare come i nostri punti fermi in fondo non lo sono più, a cominciare dalla fede. P. TOMISLAV VLASIC ci aiuta a riflettere sulla qualità della risposta nel nostro modo di essere cristiani.

E' il tempo in cui stiamo sperimentando tutta la nostra fragilità, tutta la nostra debolezza. Spesso sentiamo che vincono i più potenti di noi, ci sembra di essere dentro una rete dalla quale non sappiamo uscire. Eppure preghiamo... La nostre preghiere possono anche essere un grido: Dio, dove sei? Perché non ci soccorri? Perché non ci esaudisci? Gli apostoli quando si sono trovati in difficoltà hanno detto a Gesù: "Signore, aumenta la nostra fede!" Ma il Maestro non li accontentò nella loro richiesta: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe" (Lc 17, 6). Come risuona nel nostro cuore questa risposta di Gesù? Credo che tutti quanti vorrebbero una fede così potente da trasportare le montagne, da ordinare a un gelso di trapiantarsi: una fede da poter spostare le montagne dei propri problemi, spostare i potenti dalle proprie strade.
A questo punto possiamo comprendere il senso profondo della risposta di Gesù. L'uomo egoista vorrebbe la fede subito, una fede provvista in un certo senso di poteri magici: vorrebbe utilizzare la fede per i suoi "riti", trasformando la preghiera in una formula magica che abbia tali poteri da permettergli di governare da solo il mondo, di stabilire l'ordine come meglio gli piace. Ma che cosa accadrebbe se Dio offrisse ad ogni uomo il potere che l'uomo gli chiede? Sarebbe un caos terribile, sarebbe una guerra senza fine, anzi, sarebbe una guerra instantanea che distruggerebbe tutto e tutti.
"Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede" (Ab 2,4). Cosa è l'animo retto? È un anima che vuole entrare in armonia con Dio, è un anima che non si attacca a niente, a nessuno, a nient'altro che non sia in Dio. Attaccarsi a una cosa che ci piace, ad una persona simpatica, ad un potente, che è fuori Dio, è una idolatria. Ma l'idolatria dentro di noi mostra in seguito tutto il fallimento e il caos che derivano dopo aver adorato il male, un idolo.

Mentre il giusto vivrà per la sua fede... La fede è un legame profondo con Dio. La fede è la fedeltà all'amore di Dio. La fede è l'adorazione di Dio, non di un idolo. La fede è la luce che ci fa comprendere che tutte le cose sono nelle mani di Dio. La fede è quella luce che ci permette di affidare a Dio anche il nostro profondo, le cose misteriose della nostra vita e quanto ci sta attorno. La fede ci dona la luce di affidare a Dio tutti i potenti del mondo e di mettere sotto il suo potere ogni cosa presente sulla terra. In questa fede rinasce la nostra anima e si eleva. Dio non ci dà risposta finché l'anima non sboccia, non si eleva e non realizza il disegno divino. Talvolta i profeti soffrivano perché si sentivano abbandonati da Dio. Anche Gesù ha sofferto: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" ha gridato dalla Croce. Ma perché avviene questo? Solo per il nostro bene; affinché la nostra fede possa oltrapassare la nostra logica, le nostre previsioni, i nostri limiti, anche quelli fisici. Affinché oltrapassi anche la frontiera della vita e della morte per entrare in armonia con Dio, in modo che alla fine non rimanga nessuna barriera tra la nostra anima e Dio.
Finché non ci eleviamo a Dio completamente dentro di noi rimane lo spazio per l'inquietudine, per la preoccupazione. Dal nostro intimo si scatena la guerra, l'accusa contro se stessi, contro gli altri, una tendenza ad unirsi ai potenti, anche se falsi, ad unirsi ad altre persone solo per godere un attimo, per ottenere un mezzo…E questo ci porta sempre a un fallimento.

Perché in una persona che prega, anche se da tanto tempo, rimangono ancora tanti sentimenti negativi? Di sicuro perché non si è elevata a Dio, perché cerca qualcosa per se stessa; perché cerca degli alleati sbagliati; perché porta dentro di sé la vendetta, la ribellione. Una persona viene esaudita quando è elevata a Dio, dove raggiunge la pienezza, la sua piena realizzazione e, nello stesso tempo, diventa uno strumento perfetto per l'azione di Dio. E quanto più sono i giusti, le persone che rimangono fedeli a Dio, aperti dentro di sé alla Grazia che rende dinamica l'anima, tanto di più si allarga la pace nel mondo.

La nostra fede debole ci rende caratteri deboli. Ci rende fragili, senza forza, senza coraggio, appiattiti, per questo la nostra preghiera è debole. San Paolo scrive a Timoteo: "Carissimo, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani" (2Tim 1,6). Quale dono di Dio abbiamo dentro di noi? Abbiamo la vittoria sul male, sulla morte; dentro di noi opera lo Spirito Santo che ha risuscitato Gesù! Siamo consapevoli di quale grandezza? Quando preghiamo riusciamo a cogliere questa potenza? Dopo ogni preghiera bisogna essere sereni, con sentimenti di perdono, liberi dentro. Se non succede questo, non ci siamo aperti, siamo rimasti legati a certe cose, a certe immagini, a certe persone, come ad un piombo che ci schiaccia. "Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza" (2 Tim 1,7).
San Paolo manda in missione il suo discepolo, "Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio" (2 Tim 1, 8). Soffri anche tu. Che cosa vuol dire? Significa non avere paura della sofferenza! Non ti schiacci la sofferenza! Bisogna affrontare le provocazioni, le prove della vita... Tu hai la potenza dentro di te di affrontare le prove, di vincere il male, perché ti sei chiuso? Perché sei appesantito? Perché in te divampa la tensione, la preoccupazione, la vergogna? Manifesta la potenza di Dio dentro di te!
Quando il Signore ammaestra gli apostoli che gli stanno chiedendo la fede, Gesù non dà una risposta usando una bacchetta magica, non dà loro la fede, ma li invita a crescere, ad elevarsi, a rigettare il male, a risvegliarsi dal di dentro e ad entrare in armonia con Dio. Questi tempi colmi di interrogativi molto profondi per tutta l'umanità, non si risolveranno con le armi, né con la politica, né con altri mezzi umani, ma solo con la nostra risposta a Dio.
Siano questi tempi di grandi provocazioni una provocazione positiva per noi tutti, un invito ad entrare nella preghiera, e attraverso di essa a elevarci a Dio con la fede, per raggiungere la pace dentro di noi e per donare la pace al mondo, la pace di Dio.

p. Tomislav Vlasic