Tratto dal libro: "A Medjugorje La Madonna è viva Colloqui con Padre Tomislav Vlasic"
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Padre Tomislav, sono state mosse gravi accuse contro di te e nel 2007 sei stato allontanato dalla Comunità. Puoi dirci cosa hai vissuto in quel periodo?
In questi anni mi sono state rivolte molte accuse, alcune anche gravi. Credo che questo faccia parte della lotta che fin dall’inizio ha accompagnato la mia vita spirituale, e che ho sostenuto per i valori nei quali credo fermamente. Non ritengo che questa sia la sede giusta per parlare di tali accuse, né intendo polemizzare con nessuno. Ho affidato la mia causa a Dio, e sarà lui a mostrare tutta la verità su di me, nei tempi che riterrà opportuni.
Personalmente non ho nulla da nascondere e sono sempre aperto al confronto. Desidero però ubbidire a Dio, senza compromessi, essere fedele al progetto che Dio ha su di me, e che mi è stato mostrato in questi anni in tanti e diversi modi. Quando sono stato allontanato dalla Comunità, ho sentito di essere stato messo alla prova e lasciato solo. Una cosa accompagna l’altra. Mi sono sentito inefficiente. Nessun argomento era valido, nessuna logica umana ha potuto aiutarmi. Quello che facevo prima non potevo più farlo. Sembrava anzi che neppure avrei più potuto farlo. Abbandonato da ogni sicurezza, sono stato messo di fronte a qualcosa di nuovo di cui non coglievo ancora del tutto la portata e che non potevo umanamente controllare. La mia esistenza nel complesso è stata messa alla prova.

Quali sono stati i passi per superare questa prova?
Hai fatto una bella domanda! Quali sono stati i passi per superare la prova? Quando si è messi alla prova non esiste una bacchetta magica per risolvere le situazioni! L’unica via d’uscita consiste sempre nel camminare progressivamente nella fede. Questo è ciò che ho cercato di fare. Adesso mi è più facile vedere i passi compiuti e chiamarli col loro nome. Proverò ad esporne alcuni. Il primo passo è stato quello di riposare nel Signore, abbandonando nelle sue mani la guida della mia vita e l’opera fin lì realizzata. Questo passo nell’offerta ha avuto diverse conseguenze. Prima di tutto la prova mi è stata utile come riposo. Nelle prove, abbandonato a Dio sulla croce, ho potuto vivere un riposo profondo. Questo è il riposo nel Signore, che nessun uomo può dare ma solo Dio. A questo si collega il secondo passo: accorgersi che Dio è tutto nella vita e che guida ogni cosa in modo perfetto. Così facendo, hanno cominciato a risvegliarsi nella mia anima la pace, la gioia e, soprattutto, il ringraziamento a Dio perché mi ha tolto tutto, permettendomi così di rinascere. Si sono formate in me una nuova conoscenza ed una forza creativa. Il frutto di tutto questo è stata la trasformazione della mia persona.

Da come parli sembra che sia stato tutto facile, piacevole. È così?
No, non può essere tutto facile. Gesù per noi è un esempio. Egli stesso, sulla croce, ha vissuto l’impossibilità di agire e ha sperimentato la morte a se stesso: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Queste parole sono talmente importanti da segnare il passaggio nella vita nuova, se rimaniamo fedeli a Dio, così come Gesù è rimasto fedele. In questo passaggio muore l’uomo corruttibile, con tutti i suoi dubbi, insicurezze, false speranze, con tutto quello che comunque è destinato a sparire dopo la morte. Rimane la vita in Dio, eterna e incorruttibile. Questo passaggio è importante anche perché non avviene qualche volta nella vita, ma in ogni momento, proprio in ogni momento!
Se gli occhi della nostra anima sono aperti e se siamo fedeli a Dio, allora tutto il nostro essere è radicato in lui, nell’eternità, così che nulla può sorprenderci o ferirci. E in ogni momento siamo messi alla prova nel nostro rimanere radicati in noi stessi, in qualcosa, in qualcuno. In questo radicamento umano la vita non può stare in piedi stabilmente. Soltanto l’essere appoggiati e fondati in Dio dà stabilità.
Le grandi prove, anche se dolorose, sono importanti perché fanno crollare in noi tutto ciò che non è Dio. Allo stesso tempo ci risvegliano, ci insegnano a vivere in modo tale che nessuna prova possa toglierci nulla. Se camminiamo così sulle strade della vita, allora con san Francesco d’Assisi possiamo vivere la verità: “Dio mio e mio tutto!”.

Qual è la cosa più preziosa che hai scoperto in questo periodo della tua vita?
La cosa più preziosa è stata per me il silenzio come grazia, come virtù. Non il silenzio nel quale noi stessi ci chiudiamo e dove soffochiamo. È molto importante discernere questo dentro di noi. Il silenzio in cui ci chiudiamo è un grande pericolo. In esso c’è uno stato di morte, anche se non ce ne accorgiamo subito. Esso alimenta le fughe, le fantasie, i sentimenti negativi, la passività. La persona gira su se stessa. La permanenza costante di un tale silenzio nell’anima è uno stato di morte. Da questo silenzio nascono le espressioni malate della persona.
Il silenzio divino è qualcosa di diverso. È un dono dal Cielo, un dono di vita. In questo silenzio tace ogni voce, tranne quella di Dio, che si fa pulita e chiara. Venendo a mancare le altre voci, sparisce anche tutto ciò che alimenta l’uomo corruttibile e la vita malata. Nella voce divina l’anima percepisce il volere di Dio che la edifica, la promuove e la guida verso la pienezza. Allora lo Spirito Santo risveglia in essa la creatività, la prepara a regnare con Cristo. La persona risvegliata nel silenzio divino cerca prima di tutto Dio, e non tanto le cose che Dio può darle. Si immerge nella vita divina, e non nell’attivismo. Quando agisce partendo da questo silenzio, la persona manifesta l’armonia dell’essere e dell’agire di Dio, che in lui formano esattamente una cosa sola. Riconosce il pericolo di essere divisa in se stessa, perciò subito ritorna alla vita di Dio. Non le è più sufficiente leggere libri santi, riflettere su di essi, ma cerca Dio che è la fonte della sapienza, per essere istruita da lui. Per lei non sono importanti i doni, le capacità, i successi.
Questo silenzio è un dono di Dio. Egli lo offre a chi è umile, sensibile, pronto a morire continuamente a se stesso e ad essere aperto alla sua voce. La sapienza divina ci lascia soli nelle prove, dove perdiamo tutto, perché possiamo cercare soltanto Dio, come hanno fatto le donne che hanno cercato Gesù al sepolcro. Lo hanno trovato vivo, risorto, ed esse stesse sono risorte. Così il silenzio divino genera in noi la preghiera, la sete del Dio vivente e ci indirizza verso di lui. Un tale silenzio alimenta in noi la fede, la speranza e l’amore, perché non vacilliamo. Esso protegge e armonizza in noi i frutti dello Spirito Santo e ci conduce alla pienezza della vita in Dio.

Sulla base di questo, possiamo dire che le prove sono necessarie per arrivare al silenzio, e il silenzio ci è necessario per vincere le prove?
È proprio così. Noi da soli non entreremo mai nel silenzio divino. Nessun metodo potrà procurarci questo dono. L’uomo sfugge dal morire a se stesso. Volentieri si addentra in riflessioni ed esperienze piacevoli nella vita spirituale. La prova invece lo lega e mette in crisi il suo volere. È importante comprendere che anche Gesù nel Getsemani si è consegnato per essere legato e condotto come agnello al macello. Il nostro abbandono libero e incondizionato alla volontà di Dio, apre la strada al silenzio divino e alla vittoria nella prova.

Che cosa cambieresti nella tua vita dopo questo periodo di vita ritirata?
Cambierei tutto. Non nel senso che quello che ho fatto finora non abbia valore, o che non sia coerente con quanto ho insegnato sino adesso, ma nel senso che ora, da questa prospettiva, tutto diventa diverso. Perché quando ci si immerge più profondamente nella vita di Dio si ottiene anche una vista più limpida. Da questa angolatura tutto quello che finora ho fatto, predicato, vissuto, tutto mi sembra insignificante. Adesso desidero andare ancora più in profondità, vivere la pienezza, camminare verso di essa. L’esperienza di san Francesco d’Assisi che prima di morire affermava: “Fratelli, non abbiamo fatto ancora niente. Cominciamo daccapo!”, oggi mi parla molto di più.

Quali sono i tuoi piani per l’avvenire?
I piani sono quelli che il Signore ha preparato. Io desidero continuare a vivere nel silenzio divino. L’importante è che sia sempre desto e pronto per l’opera di Dio. Egli nella sua sapienza governa ogni cosa e porta tutto alla perfezione. Dirige perfettamente la vita di chi si affida a lui. Per me non sono importanti le attività. Una cosa sola è importante: vivere in Dio. La mia vita offerta a Dio è il dono più grande che io possa fare agli altri. Sono riconoscente al Signore per tutto. Ha fatto bene ogni cosa nella mia vita, anche quando mi ha messo alla prova. Lascio tutto dietro di me e mi affretto ad andare verso la pienezza che Dio mi offre, perché sento che si aprono nuovi orizzonti.

Questo significa che il cammino continua?
Sì, proprio così, il cammino va avanti! Fino alla completa trasformazione in creatura nuova. E non potrebbe essere diversamente.
Io non posso e non devo fermarmi alle esperienze fatte finora, sebbene siano davvero tante, ma se voglio che si realizzino i piani di Dio attraverso la Madonna, devo decidermi ancora di più e, ancora una volta, riprendere il largo. La mia esperienza principale e fondamentale in tutti questi anni, in particolare a partire dalla “venuta” di Maria a Medjugorje, è che Dio governa e guida tutto, ma anche che la mia più profonda collaborazione con lui sta nell’assoluta obbedienza alla sua volontà.
Il cammino va avanti nel senso di una comprensione più profonda del messaggio delle apparizioni della Madonna e della sua presenza tra gli uomini. Ho sottolineato nel corso di questi colloqui che la venuta di Maria è l’inizio di un nuovo periodo; a questo non solo credo, ma ne sono sicuro. Continuamente sentiamo parlare della crisi di vocazioni nella Chiesa, di crisi della morale; si parla della dittatura del relativismo, ecc. Ritengo che sia necessario permettere a Dio, attraverso tutte queste crisi, di portare avanti il suo popolo, verso la pienezza e l’infinito. Il cammino va avanti anche perché le grazie donate a Medjugorje sono solo l’inizio di quello che Dio vuole donare a tutti coloro che liberamente e per amore lo scelgono e lo seguono. Le grazie di questo tempo sono abbondanti. Personalmente ritengo che siano molto più potenti e forti di tutte le crisi e le difficoltà che vediamo nella società e nel mondo.
Il cammino va avanti perché l’amore non si può fermare; esso genera in continuazione, scopre nuove dimensioni della nostra esistenza e ci dà una conoscenza ancora più profonda del Dio vivo.

 

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