Dal settimanale "Il Sabato", alcuni articoli del biennio 1981-1983

 

 

 

 

Appello per liberare padre Jozo

 

di Giovanni Testori

 

Dunque, la religione si rivela un'altra volta l'esatto contrario di quell'«oppio dei popoli» come, strozzando le più profonde e vere ragioni dell'uomo, la si era voluta definire. Dunque, la fede in quell'immenso, continuo, doloroso miracolo che è la vita, apre nei popoli le sole crepe che riescano veramente a sfarinare il buio schiavismo del potere; in questo caso del potere social-marxista che occupa e dirige la Bosnia, fascistizzandola (o peggio).
La fede, quello stupore senza fine che è la fede, si rivela così l'unica, sola arma ;per un'umana, pacifica rivolta; ne| è il risveglio; il sale, la profondità, l'abbraccio e, insieme, l'allarme. Essai spalanca, infatti, gli occhi sulle dimensioni che il potere vorrebbe negare all'uomo, perché sa che quelle dimensioni non gli daranno tregua e non lo lasceranno tranquillo sui suoi troni dittatoriali. E non gliela daranno senza bisogno di prospettare, non dico usare, armi o strumenti di sangue e di morte; ma
prospettando ed usando solo le armi e gli strumenti dell'amore, della preghiera, della fiducia sconfinata nella
volontà del Padre, nella carità del Figlio, nella luce e nel bagliore dello Spirito; e nel trepido, inesausto soccorso di lei, la Madre, la quale, allorché l'uomo sembra più smarrito, scende e si rifà tramite tra la nostra povera, concussa cenere e Dio. Il santo grembo di Maria torna così, di tempo in tempo, a «manifestarsi» per ciò che è: il grembo della nostra verità; dunque, della nostra speranza, della nostra dignità, della nostra pace.
Il vero «oppio dei popoli» è lui, il potere, che i popoli, a parole, grida di voler liberare. Ma di quale libertà blatera, se ne strozza e spegne proprio la prima, quella d'aprirsi a tutte le infinite dimensioni che la vita possiede e che la vita ci spalanca davanti? La realtà che questo nuovo episodio di proterva insofferenza del marxismo dinanzi ai misteri detta religione, cui si collegano gli innumerevoli episodi di scherno propri all'ateismo capitalistico, è che il potere, della religione, ha paura; perché avverte che religione, fede e mistero indicano in lui il reale fabbricatore di quel'«oppio» che vorrebbe addormentare i popoli per poterli poi piegare dentro il suo disegno limitato e limitante; sempre, interessato; non di rado, assassino.
E' la paura che l'odio prova nei confronti dell'amore; l'indifferenza nei confronti della carità; Caino nei confronti di Abele. Allora, tutte le armi vengon ritenute per giuste. Basta aggettivizzarle di socialità, di libertarismo o di benessere. Anche le catene; anche i gulag; anche le galere. Questo solo perché il potere sa che dalla parte di chi ha fede non s'userà altra arma che la preghiera, l'amore e quella paziente forza che è la fiducia nella vita intesa e assunta come dono di Dio.
Ma tra la parola che prega e il gesto che ama e costruisce, esiste anche la parola-gesto che denuncia all'uomo il sopruso che vien compiuto contro di lui e contro la sua libertà; libertà di vedere; anche e proprio lui, il miracolo; se il primo miracolo è, appunto, l'uomo e la sterminatezza del creato.
Tale denuncia è, in verità, un annuncio. Non proporla, significherebbe aiutare catene, gulag e galere. Significherebbe lasciare che gli anni di prigione di padre Jozo si moltiplichino per lui e chissà per quanti altri uomini; così come, per restar qui, da noi, significherebbe concedere al ghigno del ricco cinismo ateo d'impantanare ulteriormente la dolorosa, difficile, ma certissima dignità e bellezza dell'umano cammino. Significherebbe, ecco, dar libero corso a un «oppio» che di corso libero ne ha avuto anche troppo; probabilmente anche per colpa della nostra inadempienza di cristiani per ciò che riguarda la preghiera, l'amore e, appunto, il coraggio d'allarmarsi e allarmare.

 

A pagina 26 il testo della lettera da inviare alle autorità jugoslave.